Artigianato in Basilicata: la civiltà delle mani. Il legno 

Artigianato in Basilicata: la civiltà delle mani . Il Legno

Castagno, abete, quercia, faggio, ciliegio, pero, ma anche il pregiatissimo noce. Diversi tipi di legname sono offerti dagli estesi boschi che ricoprono il territorio lucano. Da qui nasce l’antica, e ancor oggi abbastanza diffusa, arte di lavorare e intagliare il legno. Testimonianze di questa antica lavorazione sono i cori lignei presenti in alcune chiese lucane, portoni, ciotole e scodelle, botti, barilotti, vari utensili e gli iascarelli ossia fiaschette di faggio intarsiate. Sin dal XVIII secolo gli artigiani, che sapevano distinguere i legnami, destinavano l’acero alla fabbricazione delle botti, il castagno e il noce alla realizzazione dei mobili. Per la produzione di questi ultimi sono famosi i falegnami di Vietri ma anche quelli di Montescaglioso e Matera, culla dell’ebanisteria. Si realizzano mobili rustici nei comuni di Avigliano, Pietrapertosa, San Giorgio Lucano, Stigliano e Forenza.

La quercia e il ciliegio sono utilizzati per costruire casse-panche, aratri e carri. Rinomati sono quelli prodotti a San Fele e Rionero in Vulture, mentre Ruoti e Ruvo del Monte spiccano per la fabbricazione di sedie. Sempre a Rionero, così come a Barile, i tornitori traevano dal corniolo, dall’acero e dal tasso le palle da gioco colorate e le tabacchiere profumate. A Calvello si commerciavano cerchi in legno per cingere i crivelli o i setacci e nelle botteghe dei falegnami si realizzavano sedie di faggio, barili, tinozze, fiaschi, fiaschette e tinelli in castagno. A Pomarico, invece, già nel 1700, si lavoravano i mangani per estrarre il cotone.