Val d’Agri, tra il verde e il nero

Val d’Agri, tra il verde e il nero

La Val d’Agri, compresa nell’omonimo Parco Nazionale, e il Lagonegrese con i monti del Sirino, aprono una finestra in quel tratto d’Appennino lucano che è un autentico polmone verde della Basilicata.

Presentano scenari unici in ogni stagione dell’anno: dai colori accesi delle fioriture al candore della neve che ricopre le cime nei mesi invernali.

Fitti boschi di querce e faggi nella parte occidentale ma anche cerri, acero campestre, carpino bianco, ciliegio, ontano napoletano, melo selvatico e nocciolo; pascoli e le fertili scacchiere delle conche dove trionfa l’agricoltura a oriente con i bei vigneti di Roccanova, gli uliveti di Montemurro, i castagneti di Tramutola, a tratti segnati da aspri calanchi, il fiume Agri, lo specchio blu del Lago del Pertusillo, tantissime sorgenti, una ricca fauna, casolari simboli della civiltà contadina, castelli e monasteri, e guardinghi e silenziosi borghi, si fanno strada tra le solitarie montagne che li attorniano in un maestoso abbraccio tra cielo e terra.

Per tutelare un significativo patrimonio naturalistico e circa 70.000 ettari, che fanno da cerniera tra i due vicini Parchi nazionali del Pollino a sud e del Cilento-Vallo di Diano a ovest, è stato istituito, nel 2006, il Parco Nazionale dell’Appennino Lucano-Val d’Agri-

Lagonegrese in cui ricade anche il centro di Lagonegro. L’abbraccio con la montagna e l’azzurro intenso del vicino mar Tirreno, un cuore medievale, le leggende di altri tempi che immaginano la Monna Lisa di Leonardo da Vinci sepolta nella Chiesa di San Nicola, accompagnano in un viaggio emozionante e unico. Non leggendarie ma storiche sono, invece, le tesi che, supportate da lapidi- ricordo, indicano, in località Fortino, la presenza di Carlo Pisacane e Garibaldi ai tempi della svolta unitaria d’Italia. Collocato in un anfiteatro naturale e ideale base di partenza per piacevoli esplorazioni nei boschi che circondano l’abitato, Lagonegro si caratterizza per edifici sei-settecenteschi, tra cui Palazzo Corrado, numerose chiese, come la Chiesa della Madonna del Sirino, detta “il Seggio” e la vicina Chiesa del Crocifisso (XVII sec.) che racchiude elementi rinascimentali e barocchi negli affreschi delle volte. Fuori dal centro abitato si trovano il monastero di Santa Maria degli Angeli e la Cappella della Madonna della Neve, destinazione finale della processione in onore della Madonna del Sirino.

I paesaggi del Parco disegnati dalla natura e anche dall’uomo, sono carichi di storia e teatro, nei secoli, di scontri tra civiltà e memorabili battaglie, come quella di Grumentum, oggi Grumento Nova, sul fiume Agri, fondata nella prima metà del III

sec.a.C. Qui, durante la seconda guerra punica si affrontarono, nel 207 a.C., i Romani di Claudio Nerone e l’esercito dei Cartaginesi capeggiato da Annibale che subì una dura sconfitta. Ma la storia dell’area è ancora più antica. Risalgono, infatti, al Neolitico e all’età del Bronzo, i primi insediamenti di pastori sulla Civita di Paterno e a Murgia Sant’Angelo di Moliterno. All’occupazione, tra il V e il IV sec., da parte dei Lucani, seguì agli inizi del III sec., l’insediamento dei Romani.

Con la distruzione di Grumentum, intorno all’anno mille, i superstiti fondarono i vari attuali comuni sulle cime delle colline, avviando una nuova e intensa fase della loro storia, che attraverso i secoli e le dominazioni normanna, longobarda, angioina, giunse fino a noi nei centri storici di Guardia Perticara, Marsiconuovo, Tramutola, Armento, Spinoso, Marsicovetere, dotati di splendidi portali in pietra; nel castello normanno di Moliterno; negli innumerevoli esempi di architettura rurale e soprattutto nel complesso monastico di Santa Maria d’Orsoleo a Sant’Arcangelo, nel Santuario del Sacro Monte di Viggiano e nelle cappelle e chiese di tutto il territorio, cuore spirituale della Basilicata.

A sorprendere oltre alla forte religiosità e allo straordinario patrimonio naturalistico della Val d’Agri ( tra cui il Monte Sirino, il Monte Volturino, il Monte di Viggiano, il Monte

Raparo, le aree S.I.C. Faggeto di Moliterno, Gole di Caliuvo di Gallicchio oltre al Bosco Caccia di Roccanova) sarà, inoltre, la presenza nel sottosuolo di oro nero, in particolare a Viggiano, famosa anche per la sua stazione sciistica, per il museo del lupo e per la grande e nobile tradizione dei suoi arpisti girovaghi. Il petrolio viene estratto da più di dieci anni e una cinquantina sono i pozzi attivi oltre che un oleodotto di 136 km, tanto da valere alla regione l’appellativo di “Texas italiano”. Dal petrolio e, più in generale, dalle fonti energetiche, nasce l’idea di un parco tematico a valenza scientifica e divulgativa di prossima realizzazione. Il tema dell’energia sarà trattato in modo innovativo con eventi spettacolari ma anche con approfondimenti stotico-culturali.

L’incontro con la Val d’Agri si rivela piacevole anche a tavola. Viggiano, Moliterno e Grumento Nova sono la patria del vino Doc Terre dell’Alta Val d’Agri. Nelle sue versioni rosso, rosso riserva e rosato, è ricavato da uve Merlot e Cabernet Sauvignon.

I fagioli di Sarconi, ottenuti dalla coltivazione di ecotipi di cannellino e borlotto, sono un’altra peculiarità della zona, noti per la pasta fluida e il gusto piacevole che gli sono valsi il marchio Igp. Il pecorino Canestrato di Moliterno, ha una pasta morbida dal colore grigio paglierino e un gusto molto intenso.

 

 

Una ricca produzione di latticini si ha anche a Paterno. Gustosi sono, inoltre, i salumi prodotti nell’area e in particolare il prosciutto di Marsicovetere. Deliziose infine sono le mele dell’Alta Val d’Agri.

I numerosi piatti tradizionali sono per la maggior parte legati a particolari periodi dell’anno. Così a Natale a Marsicovetere si usa preparare il “baccalà arraganato”, cucinato con mollica di pane, peperoni e aglio, mentre a Sarconi, Moliterno, Tramutola e Marsicovetere, sulla tavola pasquale compare una focaccia, ripiena di formaggio chiamata con diversi nomi: “cazzola” o “a’ pettola chiena” o ancora “scarcedda”. Tra i primi piatti molto famosa è la “cuccìia “, una minestra a base di cereali e legumi, risalente agli antichi culti agrari. Tante sono le varietà di pasta artigianale (tagliatelle, “triiddi”ossia gnocchi, “firricieddi” cioè fusilli, ecc.) conditi spesso con pomodoro, pecorino e rafano.

Il viaggio alla scoperta della Val d’Agri può iniziare da Marsico Nuovo , posizionato sui fianchi della cima più alta del Volturino e circondato da una danza vertiginosa di boschi. Di origine pre-ellenica ma fiorente colonia in epoca romana, il borgo ospita, nel suo cuore, palazzi nobiliari, tra cui Palazzo Pignatelli attualmente sede del municipio, e chiese che fiancheggiano strette vie e graziose piazzette.

Ai pregiati portali duecenteschi delle chiese di San Michele e di San Gianuario si unisce il bel portale cinquecentesco in pietra, con il timpano che poggia su un architrave decorato con triglifi, della cattedrale di San Giorgio che al suo interno ospita una scultura lignea del Trecento raffigurante la Madonna con Bambino e notevoli sono anche il pulpito e il coro seicenteschi.

Extramoenia, prima di imboccare la strada per Paterno, la cui maggiore emergenza è la neoclassica Chiesa Madre dedicata a San Giovanni Evangelista, di incontra il Santuario di Santa Maria di Costantinopoli del 1593 dove ammirare l’Incoronazione della Vergine, opera del pittore Salvatore Ferri.

Pochi chilometri in auto e si giunge a Tramutola, borgo adagiato sui monti della Maddalena che accoglie con le sue numerose fontane in ferro battuto, creazioni di artigiani locali, e con le sue sorgenti. Interessanti segni della pietas religiosa della popolazione sono la chiesa del Rosario dall’ampio portale ligneo impreziosito da formelle scolpite in rilievo e la chiesa Madre dove si trova la Madonna dei Miracoli e un polittico di Antonio Stabile.

Incrociando la SS598 si incontra Marsicovetere in posizione panoramica. Nella “Civitas”, la parte più alta dell’abitato,

inglobata in una successiva costruzione, si riconosce una torre dell’antico Castello medievale e la Chiesa Madre dedicata ai Ss. Pietro e Paolo che conserva in una nicchia, sul portale della settecentesca facciata, una Madonna col Bambino, pregevole statua lignea di un artista locale del XVII secolo. Proseguendo verso la montagna di Viggiano, immerso in un’atmosfera rarefatta, perfettamente integrato in quello straordinario paesaggio naturale, appare il santuario del Sacro Monte. Secondo la tradizione popolare è nel santuario,meta di pellegrinaggi, che ha avuto origine l’iconografia della Madonna nera con una scultura lignea dagli abiti d’oro.

Superato il borgo di Viggiano, poco distante da Grumento Nova, in un intricato saliscendi di vicoletti, il Museo Archeologico dell’Alta Val d’Agri custodisce testimonianze del periodo preistorico e preromano e preziosi reperti tanto importanti e ben conservati da far attribuire all’area l’appellativo di piccola Pompei della Basilicata.

Gli scavi hanno portato alla luce infatti resti dell’acquedotto, del teatro del I sec.a.C., del foro, le fondamenta di un tempio,terme e alcuni abitazioni con pavimenti musivi .

Tappa successiva è Moliterno, uno dei paesi simbolo dell’area. Famoso per il pecorino canestrato, il borgo ha un profilo medievale reso fiero dal suo castello. E’ stato fucina di artisti e intellettuali.

Dal romanziere Ferdinando Petruccelli della Gattina allo storico Giacomo Racioppi, dal parlamentare Francesco Lovito al poeta dialettale Vincenzo Valinoti Latorraca fino al pittore Michele Tedesco. Spicca tra le architetture religiose la Chiesa Madre dell’Assunta con l’imponente facciata settecentesca decorata con motivi barocchi, mentre all’interno, a tre navate, si trova un altare maggiore in stile rinascimentale e altre opere d’arte come una tela del’600 di scuola napoletana e una grande croce processionale in argento. Notevole è la cupola realizzata, nel 1754, da Ignazio De Jullis, allievo del Vanvitelli.

Da Moliterno si può progettare una sosta a Sarconi, noto per la produzione di qualità di fagioli, presenta una tipica architettura rurale e a portali e facciate in pietra si amalgamano i balconi in ferro battuto. E si può proseguire per il borgo medievale di Spinoso con i suoi palazzi sette-ottocenteschi e l’interessante chiesa di Santa Maria Assunta costruita nel 1953. Continuando il cammino nella splendida natura dell’area non si può non notare il monte Raparo alle cui falde sorge San Martino d’Agri , borgo già visitato intorno all’anno 1000 dai monaci basiliani che nei dintorni costruirono l’abbazia di Sant’Angelo.

Attraverso una tortuosa stradina di montagna si giunge a San Chrico Raparo (E8) che raccolto su uno sperone di roccia che domina l’alta valle del torrente Ravanello e nel suo centro storico caratterizzato da stretti vicoli, piccole piazze, angoli discosti, si trovano il Palazzo Barletta in cui sono conservati arazzi e mobili d’epoca e la suggestiva chiesa parrocchiale dei SS. Pietro che ospita un crocifisso del 1300 proveniente dal monastero di Sant’Angelo, un polittico del 1500 di Simone da Firenze, un calice in argento di stile barocco ed una fonte battesimale del 1500; vi erano anche custodite due tele raffiguranti i SS. Pietro e Paolo, oggi conservati nel museo di Reggio Calabria.

Ripresa la SS598 cattura lo sguardo la diga di Pietra del Pertusillo lunga 380 metri e alta 98, luogo ideale per escursionisti, pescatori e birdwatchers. Balcone sulla diga è Montemurro (E7), famoso per l’olio biologico di indiscussa qualità , il borgo presenta esempi di architettura sacra come il convento di Sant’Antonio da Padova dalla facciata barocca e con pregevoli affreschi del XVII sec. che decorano il chiostro.

A pochi passi da Montemurro, si trova Armento, il cui nome è legato a ritrovamenti archeologici quali resti di un antico Santuario dedicato a Ercole che testimonia la presenza di un’area sacra sviluppatasi in zona nel corso del IV sec. a. C. Tra i reperti si annoverano alcune ambre arcaiche figurate (V sec. a.C.); ceramiche, suppellettili, la Corona di Critonios (IV sec. a.C.) ossia una ghirlanda aurea facente parte di un corredo funerario, ed una statua bronzea, il Satiro inginocchiato (IV sec. a.C.).

Corona e statua furono entrambe portate alla luce negli scavi archeologici del 1814, e attualmente sono custodite nel museo di Monaco di Baviera.

Altri due borghi, arroccati lungo i verdeggianti versanti della valle sono Gallicchio  e Missanello. Il primo ha origine medievale, presenta stradine di pietra che si arrampicano deliziosamente tra le case del borgo con i portali inarcati su rocce brune, testimoni e custodi di incanti e memorie.

Un tempo importante centro greco-italico il secondo che nel centro storico, raccolto intorno al castello, mostra otto portali in pietra, la chiesa e il convento di Santa Maria delle Grazie.

All’uscita del paese in direzione del torrente Sauro, si giunge a Corleto Pericara.

Il paese ha origini antiche, risalenti all’anno Mille. Feudo dei Riario, assunse una posizione significativa nel periodo risorgimentale: il 16 agosto 1860 fu nominato, infatti, a Corleto, un comitato di liberazione che dichiarò decaduta la dinastia borbonica. Il cuore del borgo custodisce i resti (le arcate su cui, nel 1970, è stato realizzato il moderno Palazzo degli Uffici) del castello medievale.

A breve distanza si trova poi uno dei 100 borghi più belli d’Italia, Guardia Perticara. Qui, grazie anche a un piano organico di recupero edilizio particolarmente attento al rispetto dell’integrità dei manufatti e finanche nella ricerca dei materiali originari, sfilano casupole in pietra a “faccia-vista” lavorate da maestri artigiani e volte in mattoni rossi lungo stradine lastricate e aggirandosi tra palazzi signorili, risalendo fino al Castello che domina l’intera valle del torrente Sauro, ci si imbatte in tanti mirabili particolari architettonici e decorativi: i portali di via Diaz, lo stemma di Palazzo Montano, il rosone di Casa Marra, il bassorilievo di San Nicola sul portale della Chiesa Madre.

Tra le valli del fiume Agri e Sinni spicca il paesaggio di Roccanova, borgo che presenta reperti archeologici di notevole interesse rinvenuti in contrada Serra e Marcellino, testimonianza degli intensi rapporti intercorsi fra gli abitanti del posto e i coloni greci. Roccanova è stata nominata dal Consorzio Enogastronomico della Basilicata “città del vino” e qui, è possibile gustare il “Grottino di Roccanova” a marchio IGT, e caratteristiche sono le grotte del vino scavate nel masso arenario.

Ad una quindicina di chilometri si incontra Sant’Arcangelo, uno dei principali centri agricoli della Valle, dalla storia millenaria come testimoniano i reperti archeologici rinvenuti,oggi conservati nel Museo nazionale della Siritide di Policoro, e il complesso architettonico quattrocentesco del convento di Santa Maria di Orsoleo, immerso in un suggestivo contesto naturalistico.

Il Texas italiano

Non c’è la sabbia del deserto. Solo il verde degli orti e dei boschi. Terra fertile che produce ottimi frutti e custodisce sotto la superficie un tesoro di colore nero.

Un via vai incessante di mezzi e tecnici delle compagnie petrolifere. Le sagome imponenti delle torri di trivellazione. Nell’area della Val d’Agri , a Viggiano e a Tempa Rossa-Corleto Perticara, sono stati individuati consistenti giacimenti di petrolio.