I social e Trump come le oche del campidoglio a Roma

Donald Trump, ex-presidente degli USA

Trump bloccato sui social media più diffusi, Facebook, Instagram, Twitter, non è un buon segnale, anzi! Bloccare la “propaganda” attraverso la chiusura dei canali di informazione indica lo stato di salute di una democrazia.

I blocchi, le censure, i “damnatio memoriae” rimandano ai confinati del fascismo, al Bücherverbrennungen,“roghi di libri”, organizzati in Germania nazista, al “Falò delle vanità”, promosso da Girolamo Savonarola o all’inquisizione cattolica con l’elenco dei libri proibiti. Richiama echi mai sopiti di regimi in Cile, Argentina o in Russia.

È chiaro che sistemi e tempi non sono assimilabili per contesti culturali e differenze strutturali di forme di governo ma un sottile filo li accomuna.

Un governo che, anziché agire attraverso le leggi democratiche di difesa del sistema, decide e accetta di mettere al bando una parola contraria attraverso un privato, legittimandolo di fatto, è un processo molto rischioso e sta inviando un segnale di fragilità del proprio sistema democratico.

È la spia di un governo che non ha saputo costruire un sistema culturale e sociale capace di distinguere tra propaganda e realtà. Un sistema che ha negato l’accesso universale alla formazione scolastica, lasciando gran parte della popolazione facile vittima della comunicazione mainstream.

Ora quella stessa comunicazione rischia di rivoltarsi contro per l’assenza di anticorpi sociali e culturali capaci di rigettare il virus dell’idolatria, dell’uomo forte, incapaci di capire il vero dal verosimile, di ingoiare qualsiasi falsa informazione.

Un governo che ha dato da mangiare alla pancia del proprio popolo il mito della guerra, di John Wayne, di Rambo e Rocky, di Fonzie e degli A-Team giocoforza pagherà dazio.

Arriverà un tempo in cui un Rambo, con atteggiamento da Fonzie sarà appoggiato dal settimo cavalleggeri guidato dal John Wayne di turno, e dichiarerà una guerra di religione /cultura ai nuovi indiani cattivi.

La parola contraria, anche quando non piace, non si oscura, si contrasta. L’oscurantismo è una vittoria momentanea che ha in sé il germe della sconfitta. La storia insegna che le parole al bando fanno un giro largo e poi ritornano più forti di prima.

Una società che non ha coltivato saperi ma solo competenze tecnologiche vedrà la propria sconfitta ad opera di un pensiero dal forte impatto sociale capace di penetrare negli strati più fragili.

Gli Usa hanno il compito di non sospendere il ruolo di garante della libertà cedendo le proprie funzioni. È un precedente troppo pericoloso.

Oggi Trump, domani?