Asettica, alienante ma al tempo stesso rabbiosa.
L’atmosfera dell’ultimo clip di Nicchia è tutto questo, oltre che inquietante, se si aggiunge che stavolta, rispetto all’esordio omonimo, quest’uomo incappucciato e volutamente anonimo cede, altrettanto volutamente, il passo a un’altra voce, trasposizione corporea dei suoi pensieri.
Quan, questo è l’alias del suo alter ego, parla di abusi, percosse e derisioni consumatesi in un collegio che, a ragione, prende l’attributo di “infernale”.
Questo è il più grande risultato di Nicchia: dare corpo, volto e musica ai nostri incubi.
E la sua voce, sospesa a metà tra lamento e rivendicazione, si fa espressione degli abissi della nostra mente, in un disperato grido di aiuto.
Un richiamo che coglie appieno la musica, la strada robusta e ruvida su cui corre impazzita la storia di un uomo, che ha scelto di raccontarsi senza filtri.
“Esorcizzare”, si dice in italiano. Riuscirci è un’altra lingua che Nicchia traduce abilmente in fatti.
E il nostro incubo peggiore: la verità. E con lui prende forma.
Chi è Nicchia?