La prima cosa che ho fatto quando ho saputo dell’invasione dell’Ucraina è stata controllare l’età di Putin.
So molte cose di Putin, ma non avevo mai fatto caso alla sua età, forse ingannato dalla propaganda che lo racconta immutabile, senza affetti e senza tempo. Un’istanza più che una persona.
Sta lì al Cremlino da più di vent’anni aggirando ogni regola democratica. Prima era vicesindaco di San Pietroburgo.
Non c’era appalto che non passasse dalle sue mani. Le aziende ricevevano la richiesta del pizzo da parte della mafia, poi la proposta di protezione da parte dei servizi segreti. Non appena i servizi segreti entravano a proteggere queste aziende
finivano per appropriarsene.
Di fatto era un altro modo per Putin di continuare a lavorare per i servizi segreti, da cui si era ufficialmente congedato col grado di tenente colonnello.
Poi ci sono la passione per il judo (nelle sue palestre una statua del fondatore del judo). L’avversione per gli omosessuali. L’eliminazione fisica di tutti gli oppositori politici e dei giornalisti critici verso il suo operato (fra tutte Anna Politkovskaja, uccisa come regalo per il suo cinquantatreesimo compleanno).
Ripercorrendo al contrario questa scalata si vedono già i germi del presente: un intreccio fra corruzione, mafia, prepotenza.
Tutto questo è avvenuto in 69 anni. Putin adesso ha 69 anni.
Me lo ricordo quando i miei zii sono arrivati alla soglia dei 70 anni. Dopo una vita nei cantieri a lavorare come muratori o in fabbrica come operai, non hanno desiderato altro che tornare alla terra, dedicarsi finalmente ai fazzoletti di terra che i padri gli avevano lasciato.
Si sono concessi qualche gita che non si erano mai potuti permettere prima per mettere da parte i soldi per i miei cugini. Hanno vissuto insomma con modestia e stanno affrontando la pensione con lo stesso spirito. Sono l’incarnazione perfetta
dell’epicureismo lucano: perché desiderare le ricchezze e la gloria che, non essendo bisogni naturali, sono illimitate e mai porteranno alla completa soddisfazione; e perché dunque preoccuparsi della morte se non ci saremo quando lei arriverà?
Putin no. Vuole ricchezza e gloria e ha paura della morte. Perciò invade l’Ucraina.
Più precisamente ha paura che il suo nome venga dimenticato dopo la morte – ha paura della solitudine dopo la morte. Ha la sindrome di Erostrato.
All’incirca contemporaneo di Epicuro, incendiò il tempio di Artemide di Efeso, una delle sette meraviglie del mondo al solo scopo di essere ricordato dai posteri.
I suoi concittadini lo condannarono a morte e bandirono il suo nome, perché non venisse tramandato ai posteri. Noi oggi lo conosciamo solo perché un filosofo di epoca successiva ne riportò la vicenda.
Caro Putin, dunque, se vuoi che il tuo nome venga davvero ricordato, lascia perdere Erostrato, convertiti all’epicureismo e vieni a dare una mano ai miei zii.
A novembre c’è la raccolta delle olive e per quella c’è sempre bisogno di aiuto, si sa.