Costruire un repertorio di periferia, uno spazio in cui sapere di esistere e sapere che oltre a noi c’è qualcun altro e qualcun’altra.

Sapere, esistere, creare. Ecco cosa mi ha fatto venire in mente INDEX.

Un repertorio digitale e multiforme, una curatela collettiva e intima.
Un progetto che è fortemente dentro ma ambiziosamente fuori.
Fuori dai confini, dallo spazio meramente geografico e dalla periferia dell’abitare ma dentro uno spazio virtuale che è di tutti e che si fa guardare da tutti.

La ricerca e la lettura del progetto mi ha rimandata a una parola che già fa parte di Linguaggi – Silenzio – e vi spiego perché.

INDEX è uno strumento che nasce per penetrare all’interno della multiforme ma silenziosa realtà creativa lucana. E allora mi sono chiesta perché? Perché questa comunità creativa lucana è così silenziosa?

L’ho chiesto a chi questo progetto lo ha pensato e voluto e a chi ne fa parte.

Parola a chi il repertorio INDEX lo ha pensato e costruito

Angelo Bianco, direttore artistico della Fondazione SoutHeritage per l’arte contemporanea

Uno spazio digitale per raccontare l’arte e gli artisti lucani. Perché uno spazio virtuale?
Cosa aggiunge alla narrazione dell’arte contemporanea?

Lo scopo del progetto INDEX non è esaltare un concetto di “lucanità nel contemporaneo”, soprattutto in un mondo globalizzato in cui, specialmente l’arte, non risente di specificità geografiche (facciano esse riferimento a Londra piuttosto che a Matera), quanto analizzare e supportare il contesto più prossimo nel quale la Fondazione SoutHeritage lavora e agisce. Il progetto esplora la produzione artistica in Basilicata. Lo fa interpretando la regione come territorio allargato, luogo di nascita o di elezione. Nella sua forma di archivio online intende valorizzare e promuovere l’arte contemporanea regionale attraverso la pubblicazione in rete di portfolio di artisti la cui produzione artistica ha trovato in parte, nella nostra regione, il proprio spazio di formazione e/o di lavoro. In questo quadro dunque, il mezzo di diffusione più opportuno per il nostro contesto territoriale liminale è sicuramente la rete e la sua capillare diffusione.

E ancora, una regione spesso silenziosa, sotto tanti punti di vista, alcuni sprazzi e poi ancora vuoti. La Basilicata e l’Arte Contemporanea: Cosa? Come? Quale futuro?

La Basilicata non è silenziosa, è distratta, come è distratto quasi tutto il nostro Paese per il quale la creatività italiana risiede in gran parte nel passato. Il progetto INDEX nasce invece proprio per sottolineare un fermento creativo presente, che attraversa la regione ma che rimane in sottofondo, soprattutto per disinteresse istituzionale e dei media. In regione, al contrario di quanto si pensi, pulsa un’energia creativa vitale soprattutto a Potenza e Matera. Si auspica da decenni la creazione di policy pubbliche regionali a supporto, che abilitino (come è successo nel caso dell’esperienza “Matera-Basilicata 2019 Capitale Europea della Cultura”) l’incrocio di mandati istituzionali con progettualità e attori locali. Il territorio va considerato come spazio di accumulazione di capitale intellettuale e di comunità locali con cui costruire accountability, sviluppo e diffusione della cultura contemporanea che necessita di connessioni con le problematiche e le necessità del vivente e del produttivo.

VIII Capito di INDEX

Valerio Vitale – curatore dell’ottavo capitolo di INDEX

Suono e Memoria: dalle storie dei nostri vecchi al rumore digitale. Cosa raccontano le opere e gli artisti che hai scelto? Quale traccia – sonora e non – lasciano?

Lo studio della memoria, applicata all’arte contemporanea, caratterizza la mia ricerca da molti anni ormai. Quando mi è stato chiesto di curare l’VIII edizione del progetto INDEX, ho deciso di coinvolgere due artisti che hanno una radice comune, ma che utilizzano medium completamente opposti tra loro.

Nello studio della ricerca di Mat Toan quello che mi ha colpito, più che la memoria in sé, è stata questa indagine del rapporto tra uomo e natura mediato dalla tecnologia. Questa ricerca si concretizza in opere che sono veri e propri dispositivi interattivi che stimolano il fruitore a porsi delle domande, piuttosto che fornire certezze.

La ricerca di Ruben Patella, invece, è focalizzata sul creare un forte e inappagabile desiderio di resilienza, che spinge l’essere umano a fare quanto è in suo potere per differire la morte e la dimenticanza che da essa scaturisce. Come dicevo, distanti tra di loro per medium utilizzati, ma vicini nella ricerca.

L’aspetto che più mi affascina e che mi ha conseguentemente portato a lavorare con loro per questo progetto è questo aspetto del trasformare la loro personale memoria in una memoria collettiva, in un vissuto che ci accomuna, in una esperienza in cui tutti riusciamo a ritrovare noi stessi.

Arte e Dati

Mat Toan, artista specializzato in Arti Multimediali e Tecnologiche all’Accademia di Belle Arti di Roma interessandosi sempre più al connubio Arte/tecnologia.

Dati, informazioni e suoni. Come si intrecciano – e perché – e diventano arte?

In informatica per ‘dati’ si intende la rappresentazione di un’informazione sotto forma di una serie di numeri e/o lettere (codici). In questo contesto, anche il suono è un’informazione. Nella digitalizzazione di un’informazione, se da un lato avviene un’approssimazione del dato analogico, dall’altro abbiamo la possibilità di rappresentare e manipolare tutte le informazioni attraverso un codice univoco, trattando così un dato sonoro al pari di quello derivato da una immagine. La tecnologia digitale ormai pervade la vita quotidiana al punto che diventa difficile, se non impossibile, distinguere ciò che fa parte della realtà analogica da ciò che fa parte della realtà digitale e non a caso L. Floridi in ‘La quarta rivoluzione’ definisce la natura dell’identità umana come intrinsecamente informazionale.
Dal mio punto di vista, lavorare con e sui dati ci permette di entrare in contatto con una delle parti più profonde e costitutive della nostra identità, sia individuale che collettiva, utilizzando un linguaggio che dagli anni ’70 resta ancora attuale, al pari delle altre discipline definite più tradizionali, e sempre più ibrido, istantaneo e partecipativo. Non ritengo interessante, per quanto a volte spettacolare, mostrare la tecnologia sic et simpliciter, trovo invece interessante indagarne i limiti e le contraddizioni.